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Australian Open: nonostante le critiche, anche di Djokovic e Nadal, arriva il rinnovo con Dunlop per le palline-

In principio fu John Millman. Tuttavia, nonostante il nome (la parte “Giovanni”, non quella del mulino), la sua parola non fu presa per vangelo. In quel tempo (non sospetto), egli disse si essersi allenato con le palle Dunlop AO 2023 trovandole “leggere e rapide, specialmente quando sono nuove. Non di facilissimo controllo perfino in condizioni di umidità. Kyrgios, Hurkacz e Fritz tutti molto pericolosi all’AO”. Non è andata proprio così. Purtroppo Nick non è stato della partita a causa del ginocchio, mentre Taylor ha perso da Popyrin al secondo turno, proprio nell’edizione che sancisce la rinascita del tennis Usa. Hubert si è spinto fino agli ottavi dove ha perso solo al tie-break del quinto set da Sebastian della dinastia Korda, rischiando peraltro di uscire subito se Lorenzo Sonego fosse stato più attento nel secondo parziale… Dal canto suo, Millman ha onorato l’invito ricevuto battendo Huesler al quinto, per poi perdere da Medvedev in tre set. In questi giorni, sulle palline si sono espressi anche tre dei Fab Four. Per Rafa Nadal, “le palle sono cambiate, sono di qualità peggiore, senza dubbio. Penso che sia una palla che non fa la stessa rotazione del solito. Penso sia più facile adattarsi alle palle giocando piatto che in rotazione”. Il campione uscente ha perso al secondo turno da McDonald, ma l’impressione è che sul risultato abbiano influito più il suo stato di forma – da tempo non ottimale – e l’infortunio a fine secondo set che le caratteristiche delle sfere gialle. Secondo Novak Djokovic sono “molto lente, ci saranno match lunghi”. Dello stesso avviso Andy Murray, “quasi sgonfie, difficile tirare vincenti una volta entrati nello scambio”. Curiosamente, Andy e Rafa hanno usato lo stesso termine inglese, flat, il primo riferendosi alla poca pressione e il secondo ai colpi “senza” rotazione. Un altro aggettivo che è stato adoperato è fluffy (da fluff, lanugine, pelliccia), leggero e soffice: come un un gattino o un’omelette. Nel torneo, Murray non è andato lontanissimo, ma ha fatto un figurone battendo prima (ahinoi) Berrettini, poi Kokkinakis in epica rimonta. Djokovic era favorito prima, lo è durante, tra una settimana lo sarà stato e soprattutto lo sarà per il prossimo anno con le stesse palle. Come sarebbe a dire le stesse? Il contratto quinquennale con cui venivano sostituite le Wilson a partire dal 2019 è scaduto, certo non vorranno rinnovarlo a dispetto di tutte queste critiche. Vorranno, anzi, hanno voluto. Lo riporta il quotidiano britannico The Guardian, dalle cui pagine prendiamo la dichiarazione di un portavoce della federtennis down under: “Tennis Australia e Dunlop hanno rinnovato la collaborazione per altri cinque anni. Dunlop ha una lunga esperienza nella produzione di palle da tennis di alta qualità caratterizzate da resistenza, durabilità e poca variabilità. Dunlop è la palla più usata nel circuito internazionale”. Ricordiamo a tal proposito che, secondo l’azienda, quando l’accordo è stato siglato “i giocatori parlavano spesso della Dunlop come la palla migliore del Tour” e che all’inizio del 2019 è iniziata anche la collaborazione con l’ATP, con conseguente scomparsa della sigla dell’associazione dei pro dai tubi color oro della Head. “La soddisfazione dei tennisti è vitale” ha continuato il portavoce, “e continueremo a raccogliere il feedback dai giocatori, assicurandoci che sia tenuto in considerazione nel processo di design, produzione e controllo”. Al gruppo folto dei critici si sono aggiunti Felix Auger-Aliassime, che si è lamentato con l’arbitro del rimbalzo scarso, e Jack Draper, secondo il quale “all’inizio svolazzano parecchio, poi diventano improvvisamente fluffy”. Sul proprio sito e da quello dell’Australian Open così come sui propri canali social, l’azienda produttrice narra di cura maniacale nella produzione di ogni pallina, spiega i cambiamenti del gioco e delle superfici nel corso degli anni e di come esperienza e passione abbiano portato a “sviluppare una palla che si comporta allo stesso modo per ogni giocatore su ogni campo”. Su Eurosport, è intervenuto anche John McEnroe, uno che mai si è tirato indietro quando c’era da lamentarsi. E anche quando non c’era. “Chiacchiere sul nulla” secondo lui. “Certo, ora sono un commentatore” ammette. “Quando ero un tennista, ti agitavi per qualsiasi cosa. C’è troppo caldo, troppo freddo, troppo vento, gioco troppo tardi, troppo presto, la tensione delle corde è sbagliata, le palle sono pesanti…”. Un ritratto perfetto ed esilarante del vero tennista. Fa poi presente che è ovvio che le palle diventino pesanti, colpite in questo modo da questi ragazzi e queste ragazze. La soluzione è altrettanto scontata: “Perché non ti porti in campo racchette con tensioni differenti? Così, quando le palle diventano più pesanti – o quando pensi che siano diventate più pesanti –, usi un telaio con una tensione più bassa”. E termina con un facile pronostico: “Dopo la prima settimana, non sentiremo più parlare di palline”. Com’era successo con le Wilson al Roland Garros ottobrino: in principio, una tragedia; alla fine, tutto come sempre. Sempre secondo quanto riporta The Guardian, Dunlop ha detto che le palle non sono diverse da quelle degli anni scorsi (del resto anch’esse criticate all’inizio dell’edizione 2019). Craig Tiley, CEO di Tennis Australia e direttore del torneo ha fatto notare che le condizioni meteo, soprattutto l’umidità, hanno cambiato la percezione dei tennisti. Non è il caldo, signora mia, è l’umidità. E, una volta, qui erano prati a perdita d’occhio (fino al 1987). Riassumendo, i produttori hanno assicurato che sono le solite palle. Che è esattamente la stessa cosa detta da McEnroe nel suo ritratto del vero tennista. ...

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